Caravaggio e i pittori del Nord

Categoria: Arte e cultura Luglio 26, 2016

Caravaggio e i pittori del Nord (fino al 18 settembre al Museo Thyssen-Bornemisza) è una delle esposizioni simbolo dell’estate madrilena 2016.

La mostra esibisce 53 opere, di cui 12 sono di Michelangelo Merisi e procedono da collezioni private, musei e istituzioni come il Metropolitan Museum di New York, la Galleria degli Uffizi, il Museo del Ermitage di San Pietroburgo, il Rijksmuseum di Amsterdam o la Chiesa di San Pietro in Montorio di Roma. Il resto è composto da diversi lavori di Dirk van Baburen, Gerrit van Honthorst o Hendrick Ter Brugghen, Nicolas Régnier, Louis Finson, Simon Vouet, Claude Vignon o Valentin de Boulogne, tra gli altri, in cui è evidente l’influenza dell’autore lombardo.

L’esposizione ci catapulta nell’epoca che visse Michelangelo Merisi e nei decenni posteriori alla sua morte, in cui la sua fama era nel punto più alto.

Tra i capolavori di Caravaggio (nelle prime due sale), troviamo esempi del periodo romano degli inizi così come anche le emozionanti opere degli ultimi anni. Nelle altre stanze possiamo osservare come gli autori dell’altro lato delle Alpi interpretarono l’arte di Michelangelo Merisi, apportando il loro background e creando nuove forme d’espressione, nell’arte sacra e in quella profana.

Durante il periodo romano, Caravaggio realizza molte nature morte, con fiori e frutta. È con ‘Ragazzo morso da un ramarro’ che riuscirà a sorprendere tutti i suoi contemporanei, grazie alle qualità mimetiche del vaso con i fiori e l’espressione melodrammatica del protagonista.  A quest’epoca appartengono anche ‘I musicisti’, ‘Santa Caterina d’Alessandria’ e ‘David con la testa di Golia. In essi possiamo vedere la rapida evoluzione della tecnica di Caravaggio, dall’uso del colore del primo quadro al marcato chiaroscuro del secondo. Nell’ultimo si nota invece l’originalità con cui il pittore affrontava i temi tradizionali.

Con ‘La vocazione’ e ‘Il martirio di San Matteo’ – in cui l’artista fusiona la sua predilizione per la rappresentazione della natura e i soggetti popolari con una commuovente drammaticità – , Caravaggio diviene il pittore più richiesto di Roma.

I motivi per cui i pittori del Nord furono attratti fin da subito dallo stile di Merisi erano due: la minore importanza del componente classico nella tradizione pittorica del Nord e la facilità di applicare il suo stile fuori dal contesto tradizionale di un’accademia di disegno.

Infatti, nei Paesi Passi e nelle regioni germaniche dipingere la natura ad vivum – come era solito fare Caravaggio – era una tecnica molto consolidata. I pittori di formazione classica lo consideravano invece un metodo inadecuato, perchè impediva di raggiungere la perfezione nell’arte.  Gli artisti olandesi, fiamminghi e francesi adoravano inoltre la maestria con cui l’autore italiano usava luce, ombre e colore.


L’influenza di Merisi è chiara nel primo incarico ufficiale di Peter Paul Rubens, le pale d’altare per la Basilica della Santa Croce in Gerusalemme, in cui chiama l’attenzione l’intensa illuminazione di alcuni frammenti. ‘Testa di giovane’ ricorda inoltre, il tipo caravaggiesco del ragazzo dall’aspetto seduttore con i ricci neri. E nella ‘Adorazione dei pastori’, troviamo un evidente riferimento a Caravaggio con il chiaroscuro nella zona in cui si trovano gli angeli.

Hendrick ter Brugghen fu il primo degli artisti olandesi che in seguito alla sua permanenza a Roma introdusse i temi e le formule estilistiche di Caravaggio. En ‘La cena di Emaús’ e ‘La vocazione di San Matteo’ utilizza lo schema compositivo di Merisi, con sottili gradazioni di colore e rappresentando nei minimi dettagli le rughe della pelle o il riflesso della luce sugli oggetti.

Una sala dell’esposizione riunisce le opere di alcuni pittori francesi la cui permanenza a Roma coincise con quella di Caravaggio: Simon Vouet, Claude Vignon e Valentin de Boulogne. Quest’ultimo realizzava grandi composizioni senza disegni previ o studi preliminari, dipingendo direttamente sulla tela, come era solito fare l’artista lombardo.

Tra i pittori stranieri che vissero a Napoli e subirono l’influenza di Caravaggio, bisogna menzionare Louis Finson e Matthias Stom, l’ultimo dei seguaci dell’autore italiano.

Il primo è l’unico caravaggista del Nord che con molta probabilità conobbe il maestro. Infatti, Caravaggio gli incaricó due delle sue opere ‘Judith e Holofernes’ e ‘La Madonna del Rosario’. Finson ebbe molto successo in Francia, emulando lo stile di Caravaggio.

‘La flagellazione di Cristo’ è uno dei lavori simbolo di Stom in cui si nota una chiara influenza dell’autore lombardo. Si tratta di una composizione ricca di dinamismo, in cui le figure a dimensione reale sono illuminate con grande drammatismo e sono situate in una scenografia dominata dal chiaroscuro, dove il nudo idealizzato di Cristo contrasta con l’aspetto ruvido dei boia e dove è evidente l’eco di Caravaggio.

Infine, la mostra termina con ‘Il martirio di Santa Ursula’, un autoritratto di Caravaggio in cui il pittore regge una lancia nel momento in cui il re degli Unni ferisce con la sua freccia a la santa. Il pittore lo realizzó poche settimane prima di morire.

Parallelamente all’esposizione, si celebra un ciclo di cinema, con antrata gratuita, che prevede le proiezioni di Mamma Roma (13 agosto -Salón de actos del Museo Thyssen-Bornemisza -19.30) e  Caravaggio, l’ultimo tempo (20 agosto -Salón de actos del Museo Thyssen-Bornemisza-19.30).

Se hai bisogno di qualche buona ragione in più per visitare l’esposizione, ti ricordo che il Thyssen apre fino alle ore 22 in estate. E per completare l’esperienza nel migliore dei modi, ti consiglio di prendere qualcosa da bere o fare uno spuntino a Las Terrazas del Thyssen. Se hai voglia di fare qualcosa di più chic, prenota un tavolo al ristorante El Mirador (aperto solo la sera).

Se ti piacciono Caravaggio e l’arte italiana del XVII secolo, ti suggerisco di andare a vedere anche  Da Caravaggio a Bernini. Capolavori del Seicento nelle Collezioni Reali, un’esposizione incentrata sul quadro di Caravaggio, ‘Salomè con la testa del Battista’, che accoglie anche opere di Guercino, Foggini, Raggi, Bernini, Ribera, Lanfranco, Giambologna, Romanelli, Gentileschi e Guido Reni.

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