Il Festival Internazionale della Fotografia e delle arti visive, PHotoEspaña, è uno dei forum internazionali di fotografia di maggior prestigio, tanto da diventare un appuntamento obbligato per tutti gli appassionati di quest’arte e non solo. Ciascuna edizione del festival, che segna tutta la stagione estiva a Madrid, è tematica ed è suddivisa in Sezione ufficiale e Festival Off. Quella di quest’anno, la IXX, è dedicata all’Europa, intesa dal punto vista sociale, geografico, politico, economico o creativo. Ti segnalo le 6 mostre da non perdere.
Iniziamo questo percorso consigliato al Museo Nacional del Romantismo, dove fino al 28 agosto possiamo vedere Miroslav Tichý o la celebración del proceso fotográfico, un’esposizione che gira attorno al lavoro del fotografo ceco e che è fortemente legato al supporto fotografico. Infatti, lo stesso autore utilizzava macchine fai da te, realizzate con materiali riciclati; e interveniva sulle foto, disegnando passpartù o facendo ritocchi. Nelle sue opere ritroviamo tutta la personalità della città natale dell’artista cosi come il ritratto universale e senza tempo della donna, la principale musa di Miroslav Tichý (1926-2011). A cavallo tra la pittura e la fotografia, le storie immortalate raccontano i cambi sociali del passato in Europa e anche narrando i momenti più duri, l’autore ceco riesce a trasmettere molta poesia.
Il Museo del Prado custodisce fino al 4 settembre i sei esemplari del volume illustrativo The Talbotype Illustrations of The Annals of the Artists of Spain (1848), che per via della loro fragilità sono stati esposti in pochissime occasioni. Si tratta del primo testo in cui si affrontava per la prima volta la storia dell’arte spagnola in modo cronologico e integrando le diversi arti e include il primo libro d’arte illustrato con fotografie che è stato pubblicato nel mondo. Quest’ultimo contiene 68 calotipi, metodo fotografico inventato da William Fox Talbot, e in esso sono abbastanza evidenti le difficoltà del processo di gestazione e il deterioramento causato dai diversi processi chimici. Infatti, solo grazie alle condizioni con cui si conserva nell’attualità ne è stata frenata la degenerazione. E’ una piccola e preziosa mostra in cui possiamo apprezzare il lavoro artigianale dei tempi che furono, anni luce dall’era digitale…. Senza dubbio, una chicca da non perdere per archivisti e bibliotecari.
Rostros. Fotografía de retrato en Europa desde 1990 (CentroCentro fino al 28 agosto) ci catapulta invece nell’Europa contemporanea attraverso la tecnica del ritratto fotografico. L’esposizione riunisce i lavori di 30 fotografi realizzati in diversi luoghi europei, dopo la caduta del muro di Berlino. Il commissario, Frits Gierstberg, propone il confronto con noi stessi tramite l’osservazione dei diversi volti, come se si trattasse di uno specchio che ci permette di empatizzare con i nostri simili. Man mano che passeggiamo lungo questa sfilata di individui, storie personali e identità, scopriamo l’Europa e la personalità europea, varia ed eterogenea.
¡A las puertas del paraíso! Ensayo fotográfico sobre el migrante, el nómada, el exiliado, el refugiado, el apátrida… (Centro Cultural Conde Duque fino al 4 settembre) esibisce alcuni degli scatti dei fotografi che lavorano nelle frontiere dell’Unione Europea. Qui la fotografia è sociale, politica e impegnata. Eppure l’accumulazione di immagini molto spesso provoca nello spettatore europeo un effetto di assefuazione e indifferenza. La morte, la povertà, la guerra o la repressione sembrano ormai dei drammi poco traumatici agli occhi di chi quei drammi li osserva da lontano. Questa mostra, che comprende immagini d’epoca relative ai flussi migratori del passato, ci esorta a dialogare con chi fugge e a risvegliare la nostra sensibilità.
Ritorniamo in Europa dell’Est con l’esposizione Andrzej Tobis. A-Z. Diccionario ilustrado, al Museo Lázaro Galdiano fino al 28 agosto. Questo progetto del pittore e fotografo polacco è uno dei più importanti realizzati in Polonia nel XXI secolo. Si tratta di un dizionario illustrato di tedesco e polacco pubblicato a Leipzig nel 1954, a cavallo tra la visione obiettiva della realtà e la distorsione soggettiva della stessa, dovuto alle esigenze propagandistiche dell’allora Germania dell’Est. L’artista crea molte illustrazioni utilizzando la tecnica della fotografia e avvalendosi dell’ironia e dell’humour, evidenziando quella sottile differenza tra il significato delle parole e quello delle immagini associate a tale significato e ai concetti che si vogliono esprimere. L’importanza delle sfumature e la mostra dell’ambiguità rappresentano il valore principale di questo lavoro.
La nostra passeggiata tra le 6 mostre da non perdere di PHotoEspaña 2016 termina alla Sala Canal de Isabel II, dove possiamo vedere, fino al 24 luglio, Archivo Paco Gómez. El instante poético y la imagen arquitectónica, una retrospettiva sul fotografo spagnolo composta da circa 400 opere, tra fotografie e riviste, la cui selezione è il risultato del grande lavoro di investigazione del commissario Alberto Martín. Osservando le prime esposizioni e pubblicazioni degli anni 50, le ultime degli anni 90, le partecipazioni nei diversi progetti, soprattutto la collaborazione con la rivista Arquitectura, e i numerosi ritratti, è possibile tracciare un ipotetico percorso evolutivo dell’autore.